Roma. Una città che custodisce millenni di storia e, allo stesso tempo, accoglie le innovazioni più audaci. È qui che oggi il mio viaggio nella cooperazione mi porta alla scoperta di Orto 2.0, una cooperativa che ha trasformato l’agricoltura urbana in un’esperienza partecipativa e tecnologicamente avanzata.
Dalla terra alla tavola, con un click
Orto 2.0 nasce da un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: mettere insieme comunità, tecnologia e agricoltura per dare a chiunque la possibilità di coltivare il proprio orto, anche senza possedere un terreno o senza esperienza nel settore. Il principio è quello della coltivazione a distanza: attraverso una piattaforma digitale, i soci possono scegliere cosa coltivare, monitorare la crescita delle piante e ricevere i prodotti direttamente a casa o ritirarli nei punti di raccolta.

Ad accogliermi tra i filari dell’orto, immerso nel verde alle porte di Roma, è Stefano Di Febbo, co-fondatore della cooperativa e vero motore dell’innovazione dietro il progetto. “Abbiamo voluto restituire alle persone un legame diretto con la terra, senza le difficoltà che spesso scoraggiano chi vive in città. Qui puoi decidere di piantare insalata, pomodori o zucchine con un semplice click, e noi ci occupiamo della coltivazione fino al raccolto”, mi racconta.
Stefano Di Febbo: tra tecnologia e agricoltura
Stefano non è solo un agricoltore, ma un visionario con una forte esperienza nel mondo digitale e dell’innovazione agricola. Ha saputo integrare le nuove tecnologie con la tradizione agricola, creando un modello che semplifica il rapporto tra cittadini e cibo.

“Abbiamo sviluppato un sistema che permette a chiunque di sentirsi parte della filiera agricola, anche senza essere fisicamente presente sul campo. Grazie alla nostra piattaforma, puoi monitorare lo stato delle coltivazioni, ricevere aggiornamenti e persino partecipare ad alcune scelte agronomiche”, spiega con entusiasmo.
Cooperazione e innovazione: un modello sostenibile
Orto 2.0 non è solo un progetto agricolo, ma un modello di economia collaborativa. I soci della cooperativa non sono semplici clienti, ma partecipano attivamente alle scelte aziendali, possono visitare i terreni, conoscere i metodi di coltivazione e contribuire con idee e progetti. Il tutto con un forte impegno per la sostenibilità: i terreni sono coltivati secondo i principi dell’agricoltura biologica, con tecniche di irrigazione a basso consumo e senza pesticidi chimici.
“Abbiamo scelto di puntare sulla qualità, non sulla quantità”, mi dice Stefano mentre osserviamo i raccolti. “Per questo ci basiamo su un sistema di coltivazione condivisa, che riduce gli sprechi e garantisce prodotti sempre freschi”.
Il valore sociale di un orto connesso
Ma c’è un altro aspetto che rende Orto 2.0 un esempio virtuoso di cooperazione: il suo impatto sociale. Oltre a fornire cibo sano e di qualità, la cooperativa collabora con associazioni locali per offrire opportunità lavorative a persone in difficoltà e organizza attività educative per le scuole.

“La terra insegna la pazienza, il lavoro di squadra e il rispetto per l’ambiente”, dice Stefano “Vogliamo che le nuove generazioni riscoprano il valore della produzione agricola, ma in chiave moderna e accessibile”.
Una strada aperta per il futuro
Mentre lascio i campi di Orto 2.0, penso a quanto questa esperienza racconti di una cooperazione che evolve, che sa unire tradizione e innovazione, digitale e terra, città e campagna.
Forse è proprio questa la chiave per il futuro dell’agricoltura: non solo produrre cibo, ma costruire comunità, creare connessioni tra le persone e dare a ciascuno la possibilità di essere protagonista di un cambiamento positivo.
Orto 2.0 è la dimostrazione che la cooperazione, quando incontra la tecnologia e la partecipazione attiva, può davvero trasformare il nostro modo di vivere e consumare.
Il viaggio continua… 🚀🌱