Ci sono viaggi che si misurano in chilometri, e altri che si misurano in incontri. Il mio viaggio nella Cooperativa Monteverde appartiene a questa seconda categoria: un percorso fatto di storie, volti e mani che ogni giorno costruiscono, con pazienza e passione, un mondo più giusto.
Quando sono arrivato a Monteverde, non sapevo cosa aspettarmi. Sapevo che avrei incontrato una cooperativa sociale con una lunga storia alle spalle, ma non immaginavo che mi sarei trovato immerso in una comunità viva, dove il concetto di “lavoro” va ben oltre il semplice impiego. Qui, il lavoro è un ponte verso l’inclusione, la dignità e la crescita personale.
La prima cosa che mi ha colpito è stata l’energia delle persone. Ogni sguardo, ogni stretta di mano raccontava una storia di riscatto e di impegno. E poi c’è Stefania Toaldo, da cui traspare un amore sincero per le cose e per le risposte che la cooperativa riesce a dare a tanti ragazzi. Con il suo sorriso contagioso e la passione che mette in ogni parola, Stefania mi ha mostrato come la cooperativa sia diventata per lei un luogo dove sentirsi utile e valorizzata.

Un incontro che ha lasciato un segno profondo in questo viaggio è stato quello con Francesco Tosato, l’amministratore della cooperativa. Seduti in un angolo tranquillo del suo ufficio, tra il profumo della carta e il suono delle voci al lavoro, Francesco mi ha raccontato la sua visione della cooperazione. “La cooperazione non è solo un modello economico,” mi ha detto, “è un modo straordinario di costruire comunità, di mettere le persone al centro e di creare un impatto reale e duraturo.” Le sue parole erano cariche di passione e concretezza, il frutto di anni di esperienza e di un impegno instancabile per promuovere la cooperazione come strumento di cambiamento sociale.
Francesco mi ha spiegato come Monteverde non sia solo un luogo di lavoro, ma un vero e proprio laboratorio di innovazione sociale. “Ogni progetto che avviamo ha un obiettivo preciso: creare opportunità, ridare dignità a chi l’ha persa, e dimostrare che un altro modo di fare impresa è possibile.” La sua determinazione era contagiosa, e ascoltarlo mi ha fatto comprendere quanto sia potente il ruolo della cooperazione nel tessuto sociale.

Monteverde è molto più di un’organizzazione: è un laboratorio di umanità. Qui si lavora nei settori più diversi, dall’agricoltura alla ristorazione, dalla manutenzione del verde ai servizi socio-assistenziali, ma il filo rosso che lega tutte queste attività è la cura delle persone. Ogni progetto è pensato per creare opportunità, per dare a chi è in difficoltà una possibilità concreta di reinserirsi nella società.
Camminando tra i “campi coltivati e i”filari” dei laboratori, ho visto con i miei occhi come la cooperazione possa trasformare le vite. Non è solo una questione di numeri o di bilanci: è il sorriso di chi ha ritrovato la speranza, la stretta di mano di chi ha imparato un nuovo mestiere, lo sguardo fiero di chi, grazie alla cooperativa, ha riscoperto il proprio valore.
Questo viaggio mi ha ricordato il vero significato della parola “comunità”. In Monteverde, la diversità non è un ostacolo, ma una risorsa. Qui, persone con storie diverse lavorano fianco a fianco, uniti da un obiettivo comune: costruire un futuro migliore, per sé stessi e per gli altri.

Tornando a casa, ho portato con me non solo i racconti di chi ho incontrato, ma anche una consapevolezza nuova: la cooperazione è una forza potente, capace di cambiare le vite e di costruire ponti dove sembravano esserci solo muri. La Cooperativa Monteverde è la prova concreta che un altro modo di fare impresa è possibile, un modo che mette al centro le persone, le loro storie e i loro sogni.
Questo è il cuore della cooperazione, e questo è il cuore del mio viaggio a Monteverde. Un viaggio che non finisce qui, ma che continua ogni giorno, in ogni progetto, in ogni nuova sfida. Perché la cooperazione è un cammino condiviso, e io sono fiero di farne parte.